Intervista a Gerlinde Kaltenbrunner
Gerlinde Kaltenbrunner, 52 anni, è una delle alpiniste di maggior successo al mondo. Nell'intervista parla di intuito femminile, di strategie mentali e di come le esperienze fatte in montagna possono servire anche nella vita quotidiana.
Sei stata la prima donna a scalare tutti i 14 ottomila. L'alpinismo è un dominio esclusivamente maschile. Come sei riuscita a conquistare questo mondo?
Passo dopo passo, mi sono avvicinata al mondo delle vette più alte. Non parlerei di conquista o di dominio, ma di un avvicinamento graduale e di un'immersione in questo affascinante mondo. Con grande consapevolezza e attenzione, nella mia prima spedizione verso un ottomila ho avuto modo di fare esperienze essenziali. Le spedizioni che sono seguite nel corso degli anni mi hanno poi consentito di estendere i miei limiti.
Le donne hanno meno massa muscolare rispetto agli uomini e sono comunemente definite come sesso debole. Come hai fatto a diventare così forte?
Intendi dire: perché mi sento così bene in montagna? Nel mio caso è dovuto a più fattori. Mi piace essere in viaggio, l'ambiente alpino mi entusiasma, l'alba e il tramonto mi infondono meraviglia e nel corso degli anni ho allenato il mio fisico spingendomi fino ai limiti, ma senza mai esagerare e nutrendomi nel modo migliore possibile. Molto presto mi sono inoltre resa conto che una buona collaborazione a livello di gruppo ed elevate capacità di concentrazione e percezione sono essenziali per tornare a casa in salute. Nel 2003 ho iniziato a praticare la meditazione; esercizi di respirazione e autoriflessione completano la mia preparazione. In sintesi posso dire di aver impostato a tutti i livelli la mia vita nell'ottica delle spedizioni. Anche per questo sulle montagne mi sento a casa.
L'intuito femminile è un vantaggio in montagna?
Secondo me non si può parlare di intuito femminile e intuito maschile. Il mio spiccato intuito mi è di grande aiuto, anche nella vita quotidiana, e ho alcuni colleghi uomini che come me si affidano molto al loro intuito.
Come ti prepari mentalmente per una spedizione?
Meditazione quotidiana, diversi esercizi di respirazione e visualizzazione. La mia base è però il profondo desiderio e la gioia assoluta di poter esplorare questo mondo.
La forza mentale a volte scaturisce dall'essersi posti un chiaro obiettivo.
Sì, ho sempre un chiaro obiettivo in mente. Ciò mi consente di visualizzare l'obiettivo finale, ossia essere tornata al campo base sana e salva con il resto del gruppo, e di percepire che sono in grado di farcela, una consapevolezza molto importante per me. In questa visualizzazione vivo e sperimento momenti edificanti e anche momenti difficili che posso risolvere bene nella mia mente. Anche l'autoriflessione ha un ruolo importante. Ad esempio la domanda: sono in grado, con le risorse che ho a disposizione, di raggiungere l'obiettivo che mi sono posta?
Come sono cambiati i tuoi obiettivi nel corso del tempo?
Il mio primo grande obiettivo era scalare uno degli ottomila. Dopo la nona vetta, il grande progetto è diventato riuscire ad arrivare su tutti i 14 ottomila, senza bombole di ossigeno e senza l'aiuto degli sherpa. Già allora mi sono posta la domanda sul senso di tutto questo. Qual è il mio vero intento dietro il grande obiettivo di scalare tutti gli ottomila? Con le mie presentazioni posso restituire alle persone in Nepal e in Pakistan un po' di quello che ho ricevuto da loro. La pubblicità che ne deriva si trasforma in sostegno nei confronti di progetti di aiuto e costruzione di scuole in questi paesi. Con il mio esempio posso inoltre ispirare altre persone ad affrontare i loro obiettivi e desideri, e a riflettere sulle proprie capacità. Una volta riconosciuta questa mia motivazione personale, quello che faccio è diventato ancora più appagante.
Quali sono i benefici di un'accurata preparazione nei momenti difficili in montagna? In concreto cosa passa nella tua mente, ad esempio quando subentra la paura?
Resto calma e rilassata, anche quando sembra che non ci siano vie di uscita, e prendo coscienza del fatto che la paura non risolve il problema, ma lo aggrava.
In sostanza ho fiducia nella vita. Uno dei miei principi guida è: la vita è sempre dalla mia parte e mai contro di me.
Cosa succede, quando le forze ti abbandonano?
Quando scalo una vetta, cerco sempre di fare in modo di avere sufficienti riserve di energia per affrontare la via del ritorno senza problemi. Sono molto grata per il fatto che finora è sempre stato così (ride). E poi ricorro al mio mantra che spesso ripeto mentalmente per ore e che mi dice: «Ho forza, energia, successo. Sono sana e sono grata.» Non mi limito però a recitare il mantra, ma sento in me questa forza, questa energia, il successo, il mio essere in salute e la gratitudine.
Usi queste strategie mentali anche in situazioni difficili nella vita quotidiana?
In generale credo alla legge del karma, ossia al principio di causa ed effetto. La consapevolezza che tutto ciò che semino e che ho seminato in passato sarà anche ciò che raccolgo, mi induce in ogni caso ad assumermi le mie responsabilità per tutto ciò che mi succede e che mi trovo ad affrontare. Come ho già detto: la vita è sostanzialmente sempre dalla nostra parte e mai contro di noi. Do sempre il meglio di me stessa. E se qualcosa non va come pensavo, c'è sempre comunque un senso più profondo. Di questo sono convinta e ne ho già avuto numerose conferme. Inoltre, sono cresciuta non grazie ai miei successi, ma grazie alle situazioni difficili e alle tante sfide.
Cosa consigli alle donne che attraversano difficili situazioni private o professionali?
Di avere fiducia nelle proprie capacità e nella saggezza interiore che c'è in ognuna di noi. Di prendere coscienza che la vita ti pone solo i compiti che sei in grado di affrontare. Al riguardo mi viene in mente la mia citazione preferita di Vaclav Havel: «La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo, ma la certezza che ha un senso, indipendentemente dall'esito.»
Le donne sono forse addirittura più forti degli uomini sotto l'aspetto mentale?
Credo che la forza mentale sia equamente divisa tra uomini e donne.
Le donne sono pari agli uomini, ma diverse. Patiamo il freddo più degli uomini e non possiamo semplicemente aprire la cerniera dei pantaloni per fare pipì. Come affronti queste sfide?
Anche qui non posso generalizzare e sostenere che le donne patiscono di più il freddo degli uomini. Conosco molti colleghi che sosterrebbero il contrario (ride). E per quanto riguarda il problema dei bisogni fisiologici, va detto che questa sfida fa parte del gioco. Con della biancheria ottimale, ad esempio una zip nella tuta-piumino che va dalla pancia alla zona lombare, è possibile superare bene anche questa sfida.
Con la ditta Schöffel che ti fornisce l'equipaggiamento hai voce in capitolo per quanto riguarda lo sviluppo dei prodotti?
Sì, noi atleti possiamo contribuire con le nostre esperienze e idee, che poi nella produzione vengono prese in considerazione nel modo migliore possibile. Oggi si presta particolare attenzione anche ai desideri e alle richieste delle donne.
Quali consigli daresti alle donne che hanno l'hobby dell'alpinismo in merito al comportamento e all'attrezzatura?
Di scegliere percorsi che corrispondono effettivamente alla loro forma fisica e alle capacità personali. E soprattutto se si tratta di un tour di più giorni, di portare solo l'attrezzatura davvero necessaria, né troppo né troppo poco.
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